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Tutta la storia della pelle passa attraverso gli occhi della maschera.
La maschera ha un potere quasi inspiegabile; ha sempre fatto parte della storia dell'uomo, come strumento magico, come medium con la divinità ed è sempre stata considerata un oggetto sacro rituale. Così come il cuoio, ha un'origine primitiva e appare in tutte le società.
Tutt'oggi ci mette in comunicazione con qualcosa d'altro e la via attraverso cui riesce a farlo sono gli occhi, i suoi occhi neri, che non sono vuoti, anche quando la maschera non viene indossata. Ci osserva.
L'utilizzo è mutato nei secoli: dall'uso rituale a quello bellico, da quello teatrale a quello carnevalesco. Nonostante queste transizioni ha mantenuto immutato il suo intrinseco potere evocativo, che spinge inconsciamente a portarle rispetto.
Tale sentimento è dato anche dal cuoio, un materiale che era vivo, che segnava il confine tra l'interno e l'esterno, tra l'organismo e l'ambiente; rapporto riproposto dalla maschera indossata.
E' un materiale che ha memoria della vita precedente, che porta i segni che sono stati inferti sull'animale, che prende nuova vita con le fasi di concia e che muta nuovamente con la lavorazione dell'artigiano. Una volta ultimata la maschera, il materiale continua a mutare, poichè invecchiando acquista qualità e dignità.
Indossare una maschera in cuoio significa trasformarsi grazie ad essa, con un trasporto animalesco, che libera e spaventa, ma ciò significa anche trasformare la maschera stessa, perchè con il tempo si adatterà al nostro viso, diventando unicamente nostra, la nostra seconda pelle.
Le persone hanno due diverse reazioni di fronte alla maschera: fascinazione o paura.
Sorrido ogni volta che le persone mi dicono che avrebbero paura ad avere tante maschere in camera quante ne ho io. Si sentono come osservati, non si sentono "tranquillamente soli". Io sento la loro compagnia, la loro presenza: sono le mie creature.